Yakitori significa letteralmente “carne di pollo alla griglia” dal verbo yaku (焼く) “grigliare” e tori (鳥) che vuol dire “pollo”. Sono spiedini cotti su una griglia proprio davanti al cliente in ristoranti molto semplici dove è difficile resistere alla tentazione di provare tutto perché oltre al pollo, si possono gustare anche carne di maiale, tofu e vari tipi di verdure.
Questo tipo di pietanza è comparsa per la prima volta in Giappone intorno alla metà del XVII secolo, ma allora si consumava principalmente cacciagione come fagiano, quaglie e piccioni al posto del pollo, vietato dal buddhismo insieme al manzo ed al maiale. A partire dal periodo Meiji la cultura del consumo di carne si diffuse invece su larga scala così anche il pollo entrò a far parte della dieta alimentare. Trattandosi però di una carne molto costosa, si utilizzavano tutte le parti incluse le frattaglie che costituivano la vera e propria base degli yakitori. Oggi è un cibo alla portata di tutti spesso accompagnato da condimenti e spezie che ne esaltano il sapore come lo shichimi-togarashi, un mix di sette spezie con peperoncino, sesamo e pepe sansho; wasabi fresco grattuggiato e yuzu-kosho, un condimento fatto con sale, peperoncino e la scorza di un agrume chiamato yuzu, simile al limone, molto fragrante e odoroso.
La maggior parte di questi locali sono molto piccoli a gestione familiare, altri sono più capienti ma in tutti regna sempre una luce soffusa con fiotti di fumo che escono copiosi dal bancone. Ci si ritrova tutti insieme a condividere in una sorta di confusione rilassata, molto diversa dall’immagine pulita ed essenziale che si respira nei tipici ristoranti di sushi. Quando si entra in questi ristoranti ci si impregna immediatamente dell’odore di cottura ma non si può resistere al loro fascino: il grande bancone, una buona birra accompagnata dagli immancabili edamame (fagioli di soia), i menù scritti alle pareti, il mormorio dei clienti che ci avvolge come un manto. Due parole con lo chef accolgono sempre gli ospiti solitari al ritorno dal lavoro, mentre una finestra aperta sulla strada offre talvolta la possibilità di un takeaway frettoloso in questo Giappone stellato da gourmet o gourmand, ormai anche nei suoi piatti più poveri!
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