
Sebbene questo sistema molto utile per trasportare oggetti ed abbigliamento fosse già in uso tra la nobiltà del periodo Nara (710-794), il termine furoshiki da furo [風呂] “bagno” e shiki [敷] che significa “stendere” ma anche “tovaglia, tessuto” venne coniato solo nel più tardo periodo Edo. Con l’aumento dei bagni pubblici verso il XVII secolo, questi fazzoletti si diffusero infatti proprio come metodo efficace per trasportare il cambio dei vestiti mentre, solo in seguito, vennero utilizzati dai mercanti che con occhio attento si accorsero della praticità di questi lembi di tessuto per trasportare anche le loro merci.
Purtroppo con la forte crescita economica del dopoguerra, l’aumento del consumismo e la diffusione della plastica, anche qui in Giappone il loro uso si è drasticamente ridotto. Tuttavia negli ultimi anni ci sono stati vari tentativi di riportarlo in voga. Non da ultima una campagna nel rispetto dell’ambiente promossa nel 2006 dall’allora Ministro dell’ambiente, Yuriko Koike. Una donna ambiziosa con una laurea conseguita nel 1976 all’Università del Cairo ed una carriera singolare alle spalle, iniziata come interprete di Arabo ed in seguito giornalista di spicco fino al 1990, sfociata infine in politica fino a farle ricoprire, dal 31 luglio 2016, la carica di Governatore della città di Tokyo. A dire il vero la sua attenzione per questo oggetto della tradizione, è servita forse più a portarlo sotto i riflettori del commercio che non a ridurre gli sprechi. E infatti, il furoshiki con il tradizionale motivo “Tokyo-some-komon” [東京染小紋], la cui origine risale al periodo Muromachi con una produzione nell’area di Tokyo tra Shinjuku e Setagaya, sarà tra i gadgets più richiesti delle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020 ad un costo già stabilito di 11,000 yen, pressapoco 90 euro.
Curiosità a parte, nella vita di tutti i giorni non è comunque raro scorgere nei treni o per le strade, grandi e piccini trasportare vestiti, oggetti, libri o semplicemente incartare un dono, utilizzando questo splendido metodo della tradizione. La cultura giapponese non è certo l’unica ad usare il tessuto con questa funzione ma, se da una parte è vero che si tratta di un paese in cui gli sprechi soprattutto nel packaging andrebbero limitati, bisogna riconoscere che tutto viene fatto con grande stile ed eleganza come sempre accade nell’approccio al dettaglio non solo nelle grandi occasioni ma anche nel quotidiano.