Se la primavera in Giappone fa sfoggio di sé con la fioritura dei ciliegi, l’autunno si apre ai nostri sguardi attraverso una natura altrettanto degna di essere osservata nel suo volgere al termine, ma anche nella sua speranza di rinascita. E di fatto contemplare lo spettacolo del foliage autunnale dei momiji, gli aceri giapponesi, che in questo periodo dell’anno si accendono di mille colori, è davvero un’esperienza di rara bellezza. Il loro fogliame si tinge di rosso attraversando infinite tonalità di verde, giallo ed arancione formando un paesaggio naturale unico. Ogni angolo del paese propone i suoi magnifici scenari ma è forse Kyoto, l’antica capitale imperiale, la meta migliore per ammirare questo volto del Giappone che ci accompagna alla scoperta di nuovi tesori. Passeggiando nelle sue strade alla luce soffusa del crepuscolo, nei parchi ma soprattutto nei suoi templi, si capisce perché venne fondata nel 794 con il nome di Heian-kyo, città della pace e della tranquillità, rimanendo a capo dell’Impero giapponese per circa un millennio. A Kyoto si trovano 1800 templi e centinaia di santuari che in questo periodo dell’anno, si arricchiscono di incredibili sfumature e diventano un modo poetico per guardare alla caducità della vita, imparando a coglierne la bellezza dei suoi istanti.
Di tutti i suoi templi, ben 17 sono stati riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità e tra questi, il Daigo-ji rappresenta uno dei più importanti per il Buddhismo della scuola Shingon fondata da Kūkai, conosciuto anche con il nome di Kōbō Daishi (774–835). Questo grande complesso sorge a Sud Est di Kyoto e comprende l’intero fianco di una montagna che collega attraverso un sentiero diversi edifici.
Arrivando dal viale principale si scorge prima il Sanbo-in, l’elegante residenza costruita originariamente nel 1115 da Shokaku, 14º sommo sacerdote di questo tempio, ma ricostruita ed ampliata da Toyotomi Hideyoshi nel 1598, insieme al suo splendido giardino. L’edificio centrale, Omote-shoin, è una rappresentazione dello stile shinden-zukuri tipico del periodo Heian (794-1185) riservato all’aristocrazia, con la sua struttura aperta al giardino e collegata mediante corridoi agli edifici circostanti. Dall’interno dei suoi padiglioni, che offrono tesori di inestimabile valore artistico, possiamo ammirare tutta la belleza scenica tipica dei giardini giapponesi, progettati per la contemplazione e la meditazione, con nobili scorci su specchi d’acqua, finissime sabbie bianche, tappeti erbosi e rocce carichi di significati. Da qui si può scorgere il Karamon, il portone principale che veniva aperto solo in occasione delle visite dei messaggeri imperiali. Tutto laccato in nero con 4 grandi fiori di crisantemo e paulonia placcati in oro, si erge ancora oggi come potente simbolo dell’autorità di un tempo riflesso nell’architettura .
Proseguendo, si arriva nella zona centrale del tempio chiamata Shimo-Daigo dove sono racchiusi i principali edifici del complesso. Tra questi il Kondo, costruito nel 926 per volere dell’imperatore Daigo, e rilocato a Daigo-ji da Toyotomi Hideyori nel 1600 che attualmente ospita una statua di Yakushi Buddha (il Buddha della Medicina), l’immagine sacra fondamentale del Buddhismo Shingon e di questo tempio. Nella stessa area si erge maestoso anche il Goju-no-to, una pagoda di 5 piani classificata come l’edificio più antico di Kyoto. Completata nel 951 durante il regno dell’imperatore Murakami, il secondo figlio dell’imperatore Daigo, questa è l’unica struttura sopravvissuta ai vari incendi che più volte hanno distrutto il Daigo-ji nel corso dei secoli. Al suo interno sono racchiusi dei dipinti con preziose informazioni circa l’origine delle arti nel buddhismo esoterico in Giappone ai quali è stato attribuito il valore di Tesoro Nazionale, come d’altra parte la pagoda stessa e molte altre opere del complesso.
Qui lo sguardo inizia a perdersi tra la sacralità degli edifici circostanti, tutti di immenso valore storico ed artistico, e la bellezza del panorama che si intreccia tra verdi tappeti di muschio e fogliame dai mille colori. Ma è arrivando al Bentendo, affacciato su un laghetto di incredibile atmosfera, che il confine tra arte, natura e misticismo si apre a nuove sensazioni. Dedicato a Benzaiten (Sarasvati), dea della conoscenza e delle arti, della letteratura, della musica e della poesia, il paesaggio si trasforma all’improvviso come una pennellata che sembra fuoriuscire da una tela del passato. Nello scorrere del tempo l’atmosfera muta silenziosa; nei corsi d’acqua le carpe scivolano lente tra i frutti dell’autunno, portando alla nostra mente i riflessi di una lontana Giverny.
Concordo con te.. rara bellezza 🙂
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