Il rumore della pioggia: quel ticchettio ritmato che risuona sui vetri delle finestre, che picchietta sull’asfalto delle strade, che riecheggia sulle foglie nel bosco. L’effetto è di volta in volta diverso, ma quel ritmo è un suono che ci rasserena riportandoci alla vita. Non esiste un solo modo per descrivere il cadere della pioggia ma è piu’ un insieme di suoni che variano a seconda della sua intensità. Potrebbe essere una pioggerella, una pioggiolina, due gocce d’acqua o un acquazzone il cui rumore viene descritto come uno scroscio o un crepitio. Manca pero’ nella nostra lingua la sensazione di quella goccia che cade, a meno che non guardiamo ad un modo di esprimerci piu’ infantile o alla lingua dei fumetti….plin plin…ploff…
La lingua giapponese è invece ricchissima di onomatopee. Ce ne sono centinaia e centinaia sia per descrivere i suoni, sia per dipingere le emozioni o lo stato d’animo. Tutte queste parole fanno parte del linguaggio quotidiano e vengono usate per arricchire tanto la lingua parlata che quella scritta. Un esercito di suoni che i giapponesi imparano fin da piccoli accompagnano le conversazioni cosi come le illustrazioni dei manga, le pubblicità, gli scritti letterari e i versi delle poesie. Cosi in Giappone la pioggia cade calma「ぽつぽつ」potsu potsu,「ぱらぱら」para para, poi si tramuta in「しとしと」shito shito quando è lieve ma continua, diventando 「ざあざあ」 zaa zaa che rende bene quando l’acquazzone si fa estivo oppure「どしゃどしゃ」dosha dosha, come nel caso dei forti tifoni di fine agosto.

重き雨
どうどう降れり
夏柳
Omoki ame
dōdō fureri
natsu yanagi
Pioggia battente
rumore d’acqua
salice estivo
Tatsuko Hoshino (1903-1984)
A dire il vero in Giappone ci sono centinaia di parole anche per indicare la pioggia stessa in modo piu’ o meno benevolo, forse proprio a causa del suo clima, temperato e umido, dove l’acqua è favorevole ai raccolti e alla vita di una natura quanto mai rigogliosa ma altrettanto temuta, basti pensare alla potenza delle onde dello tsunami, ai tifoni o alla forza dei fiumi in piena.
Il 15 agosto in Giappone è Obon, la festa dei defunti, celebrata ovunque con cerimonie, processioni, danze, accensione di lanterne per festeggiare il temporaneo ritorno degli antenati presso le loro case. Anche quest’anno la maggior parte delle cerimonie ufficiali e dei festeggiamenti è stata annullata ma i templi sono sempre aperti per una visita o una preghiera.
Le foglie del loto sono rivestite da cristalli microscopici che le rendono leggermente ruvide al tatto ma dall’aspetto vellutato. Le sottili venature che le attraversano ricordano il palmo di una mano che accoglie ad una ad una, le gocce di pioggia che cadono copiose e scivolano via, rotolando veloci sulla superficie. Nello stagno del tempio Hachimangu la pioggia batte instancabile sulle verdi foglie; anche le cicale hanno smesso di frinire ed ascoltano …potsu potsu…shito shito….poi in quel silenzio scandito dal rumore dell’acqua si forma un rivolo e….sutto ochiru.