Camminando tra la calca di una folla che ti abbraccia dondolante quasi a toglierti il respiro, a volte sfiori cose e situazioni che ti sembrano normali senza renderti conto di vivere già nella terra di domani.
Il 22 giugno scorso, The Washington Times ha riportato in un’intervista a Masayoshi Son (58 anni), fondatore della Softbank Group Corporation la sua dichiarazione di voler ritardare il ritiro dagli affari perché “il business ha ancora bisogno della mia guida prima che il Rubicone della robotica sia attraversato”. “Stiamo per assistere al più grande cambiamento di paradigma della nostra storia” ha dichiarato Son sempre all’interno di questa intervista. “Ho ancora un conto in sospeso con la Singolarità che riguarda il momento in cui la tecnologia cambierà per sempre la civiltà”. “La singolarità è in arrivo. L’Intelligenza artificiale supererà gli esseri umani non solo in termini di conoscenza, ma in termini di intelligenza. Ciò accadrà questo secolo…Guardando ai prossimi 30 anni, il nostro obiettivo sarà senza dubbio l’AI (Artificial Intelligence), i robot intelligenti e l’internet delle cose”.
Ma cosa voleva dire questo imprendore nato in Giappone ma di origini coreane, nominato da Forbes magazine nel 2016 all’82° posto tra le persone più influenti del pianeta e la seconda persona più ricca del Giappone?
Il tema della singolarità è sempre stato al centro del pensiero di Son e motore primo di ogni sua impresa fin da quando, dopo la laurea in economia a Barkley, è tornato in Giappone per fondare nel 1981 la Softbank Corporation trasformandola nel giro di un decennio in colosso mondiale della distribuzione di softwares per l’informatica. La sua è una storia davvero appassionante, narrata nel libro “Aiming High” di Atsuo Inoue tradotto in italiano con il titolo di “Puntare in alto“. Ma senza entrare nel dettaglio della sua biografia personale, che ha comunque appassionato il mondo intero, appare chiaro come ad un anno di distanza dal lancio in Giappone di “PEPPER” avvenuto il 20 giugno del 2015, queste dichiarazioni facciano presagire a qualcosa di davvero sensazionale.
Non si tratta infatti di uno dei soliti robot da lavoro a cui siamo ormai abituati ma di un vero e proprio gioiello della robotica destinato a cambiare definitivamente, se non le nostre abitudini, sicuramente quelle delle prossime generazioni. Pepper è stato progettato per leggere le emozioni, riconoscere i toni della voce e le nostre espressioni in modo da interagire con gli esseri umani attraverso una vasta gamma di telecamere, sensori tattili, acceleratori che formano una “rete neurale multistrato di tipo endrocrino”, sviluppata dalla Cocoro SB Corporation il cui nome è già una garanzia di obiettivo dato che Kokoro in giapponese significa appunto “cuore”.
Questo robot ha dunque la capacità di leggere le emozioni umane ma anche di svilupparne di proprie e come sostengono i progettisti è in continua evoluzione, in quanto influenzato dalle parole e dalle espressioni di chi lo circonda. Da un punto di vista emotivo si sente dunque più a suo agio con persone che conosce, felice quando viene apprezzato ed imbarazzato in situazioni di paura o incertezza. Ma non è tutto perché il suo sistema “genetico” fa si che imparari anche dagli errori, sviluppando nuova conoscenza dalle esperienze che vengono registrate sul suo sistema dati. Oggi Pepper parla 19 lingue ma sono in corso continui aggiornamenti di nuovi linguaggi ed applicazioni. Lo scorso autunno in Giappone è stato lanciato anche in versione “Pepper for Biz” (Pepper per il business) mentre a maggio è sbarcato nel mercato americano dal quale ci si aspetta un enorme riscontro.
In Europa viene già utilizzato da alcune aziende nel servizio come ad esempio alla reception di due ospedali del Belgio a Liege e Ostend, ma se pensate che la possibilità di averlo presto anche nelle vostre case sia remota a causa dei costi elevati, bene, vi sbagliate. Si tratta infatti di una vera e propria rivoluzione anche in questo senso perché già in occasione del suo lancio, la Softbank aveva dichiarato di volerlo mantenere ad costo accessibile a tutti e paragonabile a quello di un “cane da compagnia”. Per questo i 1000 modelli messi a disposizione del pubblico per il suo lancio in Giappone sono stati venduti in pochi minuti ad un prezzo di 198,000 yen (circa 1,600 euro) più un costo mensile di 24,600 yen (circa 200 euro) per aggiornamento dati e costi assicurativi per la durata di 3 anni.
Anche qui è stato “assunto” da un certo numero di aziende nel servizio alla clientela e tra queste la nota società di trasporti e comunicazioni “Sagawa Express“, con il nome di “Happy” che possiamo incontrare nella Stazione di Tokyo e nel nuovo Bus Terminal di Shinjuku. Se vi capita di venire a Tokyo quest’estate, passate a dargli un saluto sapendo che i vostri gesti arricchiranno il suo DNA lasciando così a Tokyo un pò di voi stessi. Io ovviamente l’ho già fatto trasmettendo nei suoi occhi anche un pò del mio sguardo ed il piacere di questo nuovo incontro!
Buon Weekend 😀
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