Tsukiji…davvero te ne andrai?

I clienti arrivano, scrutano, scelgono e contrattano il prezzo come in un rito che vede la fiducia messa sempre al primo posto e che lega chi lavora in questo luogo da più generazioni. Nel corso dei secoli Tsukiji è diventato più di un semplice mercato ma un punto di riferimento culturale. È il mercato ittico più grande al mondo con oltre 1,800 tonnellate di pesce e 1,160 tonnellate di frutta e verdura vendute su base giornaliera  offrendo lavoro a quasi 60 mila persone. Il pesce confezionato in scatole di polistirolo piene di ghiaccio e mostrate ai clienti sotto la luce fioca delle lampade che pendono dal soffitto, attende con pazienza il suo compratore. Se ne contano oltre 480 varietà provenienti dal tutto il mondo. Le sue vie sono un continuo brulichio di macchine, motociclette e i tipici convogli che sfrecciano trasportando casse cariche di pesce e rifiuti da smaltire. Bisogna fare attenzione a non essere travolti in quel via vai di mezzi, di persone e di sguardi. A metà mattina si iniziano a ripulire i banchi, si contano gli incassi della giornata, poi si mangia un bento e ci si rilassa leggendo un manga o le notizie della giornata su i-phone. L’acqua corre copiosa sui pavimenti spazzando via il ricordo di quello che è stato e lasciando il posto al domani. Le voci che aleggiano negli stretti vicoli lamentano che i tempi sono duri, i clienti esigenti ma per tutti Tsukiji è ancora un punto di riferimento. È un luogo difficile da descrivere, nel suo perfetto disordine, nei suoi anfratti umidi e fatiscenti dove hanno lavorato fianco a fianco generazioni di pescatori, grossisti, ristoratori. Tutto il pesce che troviamo nei ristoranti di Tokyo e non solo proviene da qui.

Già dal 1985 il Governo Metropolitano aveva elaborato un piano di rinnovamento sostenendo che Tsukiji era troppo vecchio con problemi di spazio e di servizi igienico-sanitari. In effetti è così, gli spazi vanno rifatti, riorganizzati, le strutture riviste ma non si sono ascoltate le voci di chi ci lavora. Dopo anni di dibattiti, nel 2001 è stato deciso il suo trasferimento a Toyosu, un’area affacciata sulla baia di Tokyo già di proprietà della società Tokyo Gas. Un luogo comodo alla politica ma scomodo al mondo intero realizzato con un progetto che guarda al rinnovo delle strutture e all’ottimizzazione degli spazi ma senza aver ascoltato fino in fondo la voce dei diretti interessati. Nel corso degli anni si scopre pure che la nuova area destinata ad accogliere il mercato contiene un livello di sostanze chimiche tossiche che ne rendono necessaria la decontaminazione. Viene quindi approvato un piano che prevede la bonifica del terreno ma a qualche mese dalla sua apertura, ai primi di novembre, si scopre che la sostituzione del terreno è stata solo parziale mettendo a serio rischio la sicurezza. Nel Paese dell’organizzazione, del rigore, della pulizia, dove si può mangiare anche sul pavimento della metro, ci si chiede come sia possibile arrivare a tanto. Anche qui purtroppo non è tutto oro quel che luccica…i controlli continuano,  il dibattito si fa più che mai acceso, l’inaugurazione del nuovo sito è ancora da confermare ma tutto sembra già irrimediabilmente scritto. Tsukiji non sarà più tra queste mura.

Così se da una parte la polemica si fa sempre più aspra alimentando il malcontento dei lavoratori, costretti ad operare in condizioni di precarietà sotto i riflettori dei turisti, e della popolazione che dubita sull’operato del Governo; dall’altra, si assiste alla necessità di prendere una decisione immediata per non ritardare i lavori di costruzione dell’autostrada che collega il centro di Tokyo con il villaggio degli atleti per le Olimpiadi del 2020.

Una mattina d’autunno mi addentro in questo dedalo di viuzze ed emozioni sapendo che sarà per l’ultima volta. Per la maggior parte delle persone che incontro sono uno dei tanti turisti che non rivedranno mai più. Mi guardano stanchi continuando nei loro riti. La mattina volge al termine e domani arriveranno altri pesci, i clienti di una vita, turisti, nuove telecamere assetate di notizie. Mi fermo davanti ad un banco e si inizia a parlare di tutto e di niente. La provenienza del pesce, il tempo, il futuro del mercato. Due ragazzi nel banco a fianco allargano un sorriso. Tsukiji, il tuo passato, il tuo presente, quello che sarai. Porto via il mio pesce avvolto nel ghiaccio soddisfatta ma un velo di malinconia mi avvolge come una tiepida nebbia. Ne hai viste tante Tsukiji in questi 85 anni. Ti porterò nei miei ricordi e ti rivedrò così sempre, attraverso queste immagini che raccontano un pò delle tue gioie, delle tue ansie e dei tuoi dolori, ovunque sarà la tua nuova dimora.

 

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