Che si tratti di una “faccina che ride” o una “faccia pensante” le richieste di nuovi emoji, letteralmente e=disegno e moji=carattere, riflettono la crescente dipendenza delle persone da questi simboli che esprimono nell’immediato il nostro stato d’animo o la situazione in cui ci troviamo. Ma quando il signor Shigetaka Kurita iniziò a lavorare alle sue prime “creazioni”, un decennio prima del lancio di i-phone da parte della Apple, non poteva certo immaginare che avrebbero riscosso così tanto successo. A quel tempo lavorava nel team che progettava il debutto di i-mode, un sistema di telefonia mobile lanciato da NTT DOCOMO nel febbraio 1999. Questa prima serie di caratteri dall’aspetto molto stilizzato, veniva allora offerta come bonus promozionale ai clienti e si rivelò un vero e proprio successo garantendo ad NTT un ottimo vantaggio competitivo. Per trovare ispirazione il signor Kurita si rivolse allora ai manga, ai caratteri cinesi e ai segnali stradali cercando di capire quali fossero i simboli che comunicavano all’istante pensieri ed emozioni senza però suscitare in modo troppo forte simpatie o antipatie. Il risultato furono 176 immagini che divennero la base di tutti gli emoji a seguire.
Da allora sono passati vari anni ed anche il mondo occidentale ha adottato questo tipo di linguaggio ufficialmente nel 2010 quando UNICODE CONSORTIUM, l’organizzazione non-profit che nasce da una collaborazione tra Apple e Xeroxe la quale cura il rilascio dei simboli, li ha designati come una sorta di linguaggio universale comune a molte generazioni non solo in Giappone ma anche all’estero. Che ci piaccia o meno, si tratta di una nuova forma di comunicazione attraverso la quale digitiamo i nostri pensieri in un modo simile alla lingua scritta ma in forma rapida e simile alla conversazione reale, colmando con questi emoticons (emozioni+icons) la “lacuna” della comunicazione scritta avvicinandoci alla lingua parlata. Possiamo e dobbiamo certo trasmettere le nostre emozioni attraverso le parole, ma è fuori dubbio che questi piccoli simboli contribuiscono a convogliare le emozioni in modo rapido ed efficace soprattutto quando comunichiamo on-line o tramite un sms.
Gli emoji sono dunque diventati oggi un’icona visiva che va oltre le barriere del linguaggio e rende la comunicazione più immediata, dando un valore aggiunto al nostro linguaggio adattandosi all’evoluzione continua della comunicazione. Sarà molto difficile che possano sostituire il linguaggio vero e proprio ma il fatto che il loro uso sia stato così ampiamente accettato, può significare che si tratta ben più di una tendenza del momento e per questo rimarranno nelle nostre comunicazioni quotidiane almeno fino a che non saranno superati da qualcosa di più grande facendoci intanto riflettere sulla potenza di un …sorriso!