Mentre il caldo torrido e umido avvolge il Giappone, segnalando l’arrivo dell’estate, l’atmosfera diventa come una sinfonia che racchiude le melodie della natura. Il canto ritmico delle cicale risuona per le strade, ed il ronzio fa da sfondo alla danza vibrante degli steli del loto che ondeggiano negli stagni. Un vento afoso e pesante spazza l’aria, portando con sé l’essenza dell’estate. La stagione delle piogge è ormai finita e i giovani falchi volteggiano nei cieli tersi, interrotti solo da qualche nuvola. Nel calendario tradizionale giapponese che si dice abbia 72 climi questo periodo è chiamato shōsho 小暑 ed è così suddiviso: dal 7 al 11 luglio iniziano a soffiare i venti caldi, atsukaze itaru 温風至, dal 12 al 16 nei laghetti sboccia il loto, hasu hajimete hiraku 蓮始開 mentre dal 17 al 22 luglio i falchi imparano a volare taka sunawachi waza o narau 鷹乃学習.

L’altro giorno un piccolo esemplare di mejiro (zosterops japonicus) è planato con un tonfo tra le piante del mio terrazzo. ll nome significa occhio bianco e deriva proprio da questo dettaglio caratteristico di una specie che, alquanto timida e riservata, si nasconde dai predatori tra il fogliame degli alberi grazie al suo piumaggio verde. Si possono osservare in tutto il Giappone al di fuori dell’Hokkaido ma sono una specie protetta, dunque catturarli o cacciarli è severamente vietato. Questi uccellini si nutrono del nettare dei fiori e di frutta ma non hanno un becco tanto forte da arrecare danni all’agricoltura. La stagione riproduttiva va da aprile a luglio, ci vogliono 10 giorni perché le uova si schiudono e dopo circa due settimane abbandonano il nido ma se sono circondati da predatori o si sentono in pericolo, possono lasciare il nido anche prima. Mi chiedo quali circostanze lo avranno costretto a questo atterraggio imprevisto che mi ha dato la possibilità di vivere un’esperienza davvero incantevole.

Guardo fuori tra il verde degli alberi ed è tutto li, già descritto nel calendario come una profezia: questo è il momento in cui soffia il vento caldo dell’estate sul loto in fiore e in cui i falchi imparano a volare. Sembra impossibile che tutto ritorni, giorno dopo giorno, anno dopo anno, sempre e inevitabile. Bisogna guardare al futuro, vivere nel presente ma riconoscere il passato. È facile a dirsi, ma è complicato, è come una catena, anello dopo anello di un cammino dove alla fine tutto torna. Sarà per questo che amo guardare la natura con il suo scorrere in tondo, portare i colori e le sfumature del momento. Sarà per questo che amo osservare le persone anziane, la loro calma, la sincerità nelle loro rughe, il modo in cui si presentano, senza chiedere altro che essere ascoltati. Quando sei giovane hai voglia di crescere, quando sei vecchio vorresti tornare bambino, e forse lo diventi per completare quel cerchio portando con te mille storie di orchi sconfitti, risate e pianti, amicizie, amori e incontri, come anelli preziosi di quella catena. Quante volte sei caduto, altrettante ti sei rialzato. Come il ciclo che si ripete in un antico calendario, come è accaduto a questo piccolo mejiro planato per caso in un mattino estivo; come è stato per me arrivata qui il 22 luglio di un passato che è presente e curioso del futuro.
Bellissimo questo articolo Cris! Li leggo sempre volentieri, hai un modo di trasmettere
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