Capodanno: riti, usanze e tradizioni.

Dicembre è in assoluto il mese più impegnativo dell’anno e proprio per questo veniva chiamato anticamente shiwasu (師走), una parola formata da due ideogrammi che significano rispettivamente “maestro” e “corri”. Si perché anche il maestro, solitamente pacato e rigoroso, doveva affannarsi molto per non lasciare nulla in sospeso ed affacciarsi al Nuovo Anno con rinnovata energia. Nel fuggi fuggi generale che caratterizza questo periodo arriva però il tanto atteso 29, le aziende finalmente chiudono e milioni di persone iniziano a partire per trascorrere le festività del Nuovo Anno con le loro famiglie d’origine. I treni e le autostrade si affollano e Tokyo assume una nuova forma; i ritmi diventano più lenti, le serrande si abbassano, i musei chiudono e per qualche giorno sembra di vivere in un’altra dimensione.

Il Capodanno in Giappone chiamato shogatsu (正月) celebra come da noi la fine del vecchio anno e l’avvento di quello nuovo. La vigilia, detta Omisoka (大晦日), si trascorre generalmente a casa ed è considerata il secondo giorno più importante dell’anno dopo il 1 gennaio, definito ganjitsu (元日) o gantan (元旦), che è in assoluto il giorno principale per ogni giapponese. Queste giornate di festa sono accompagnate da riti e tradizioni che si tramandano da secoli come il joya-no-kane, che consiste nell’ascoltare il suono delle campane nei templi buddhisti i cui 108 rintocchi della mezzanotte, corrispondono ai peccati originali del Buddhismo espiati grazie al loro suono. L‘hatsumode è invece la prima visita dell’anno ai santuari Shintoisti e ai templi Buddhisti che si compie sempre dopo la mezzanotte o durante tutta la giornata del 1 gennaio. Milioni di persone si recano in questi luoghi sacri per pregare e chiedere un pò di pace e prosperità per l’anno appena iniziato; altri preferiscono invece il rito dell’hatsuhinode, ovvero assistere alla prima alba dell’anno. Il sole riveste un importante ruolo nella mitologia giapponese e per poter godere di questo spettacolo ci si reca in riva al mare o in montagna ad osservare la prima aurora immersi nel silenzio della natura.

 joya-no-kane

In queste giornate di festa, le case vengono decorate con il kadomatsu, una composizione fatta con rami di pino e bambù come segno di benvenuto agli ospiti e per ingraziarsi le divinità. Un altro addobbo tradizionale è lo shimekazari, una decorazione da appendere all’uscio realizzata con una corda di fettuccia di riso, striscioline di carta, messaggi augurali ed altri piccoli oggetti come un arancio chiamato daidai (橙) che significa “di generazione in generazione”, insieme a rami di pino e salice considerate sempre piante augurali. Anche in questo caso lo scopo è di allontanare gli spiriti maligni e dare il benvenuto ai kami (神), le divinità shintoiste che potranno entrare nelle case e proteggerle durante il Nuovo Anno.
 
 kadomatsu
shimekazari
Ma il Capodanno è anche un periodo ricco di tradizioni gastronomiche a partire dalla toshikoshi-soba (年越しそば)  dove toshikoshi significa “attraversare l’anno” e dunque da gustare proprio il 31 dicembre come forma di buon auspicio nel momento di passaggio verso il Nuovo Anno. Una tradizione che sembra risalire al periodo Edo quando i cittadini dell’odierna Tokyo, per la maggior parte appartenenti alla casta dei mercanti, avevano sviluppato molti rituali e tradizioni per attirare la fortuna nelle loro case. Secondo alcuni storici la soba rappresentava per gli uomini di  quel tempo la forza e la resistenza, poiché la pianta di grano saraceno di cui è fatta si riprende molto facilmente anche dopo essere stata schiacciata dalla pioggia e dal vento. Altre fonti indicano invece che la forma lunga e sottile di questi spaghetti potesse significare l’augurio di una vita lunga  così come si dice portasse ricchezza e fortuna nel Nuovo Anno, secondo l’usanza nelle botteghe degli artigiani dell’oro e dell’argento di utilizzare questa pasta per raccogliere i preziosi frammenti dispersi durante la lavorazione.
 toshi-koshi-soba
Anche gli Osechi-ryori (御節料理) rappresentano un altro importante momento della tradizione di Capodanno. Una selezione di portate servite su un vassoio laccato simile ad una scatola per il bento, generalmente sovrapposta in più strati a simboleggiare la speranza di una continua prosperità. Si tratta di una tradizione molto antica che risale al periodo Heian e che prevedeva allora solo cibi essiccati dato che originariamente, durante i primi tre giorni dell’anno era fatto divieto l’uso del focolare e di pasti cotti per evitare che il rumore potesse disturbare le divinità nel momento di passaggio nel Nuovo Anno. Faceva eccezione solo una zuppa chiamata ozoni (おぞうに) contenente del mochi -una pasta preparata con riso glutinoso cotto a vapore, pestato in un mortaio e modellato in piccole forme- in aggiunta ad altri ingredienti a seconda della regione. In antichità gli osechi comprendevano per lo più vegetali preparati in modo abbastanza semplice ma la varietà si è allargata nel corso dei secoli ed oggi comprende svariate portate ognuna con un significato simbolico di prosperità e lunga vita.
tai
Così se tutto il pesce grigliato indica generalmente successo e fortuna, l’orata è considerata di particolare buon augurio perché il suo nome tai ricorda l’aggettivo medetai (めでたい) che significa “lieto”. Le popolari uova di aringa dette kazunoko (数の子) sono invece portate come simbolo di fertilità in quanto l’ideogramma kazu significa “numero” mentre ko vuol dire “bambino”; le alghe konbu sono invece simbolo di gioia perché il loro nome richiama il verbo yorokobu (喜ぶ) che significa appunto “gioire”. Tra i principali ingredienti non possono mancare i famosi kuromame (黒豆), i fagioli di soia neri a simboleggiare la salute fisica, mentre i gamberi e il daikon (大根), una sorta di rafano bianco, sono visti come simbolo di lunga vita per le loro sembianze, dato che la gobba del gambero fa pensare ad un vecchio ricurvo mentre il ciuffo bianco del daikon alla barba di un vecchio saggio. La radice del loto chiamata renkon (れん根) ci permette invece di vedere nel nuovo anno attraverso i molteplici buchi e tante altre pietanze che accompagnano con i loro colori e i loro sapori questi giornate di festa.  
 osechi-ryouri
E così immersi nel tepore di queste tradizioni ci avviamo verso la fine di questo 2016. Un anno intenso e ricco di emozioni, a tratti difficile e faticoso ma anche pieno di soddisfazioni, di risate, amore, nuove amicizie e vecchi amici ritrovati. Un altro anno importante con molte iniziative concluse ed altre da portare a termine o da continuare come questo blog che tanto mi ha dato inaspettatamente. Un grazie di cuore a tutti con l’augurio che il Nuovo Anno vi porti serenità, tanta gioia e la voglia di vivere ogni giorno con passione e la semplicità di un sorriso!

8 commenti Aggiungi il tuo

  1. Dora Buonfino ha detto:

    Tutto molto invitante…
    Auguri di un anno felice e carico di soddisfazioni! 🙂

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    1. tokyomelange ha detto:

      Grazie Dora! Per me solo qualche ora prima di entrare in questo nuovo anno. Un augurio anche a te di tanta felicità! 🥂

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      1. Dora Buonfino ha detto:

        Un abbraccio forte 🙂

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  2. Antonio Mandruzzato ha detto:

    Tanti carissimi auguri…di un 2017 prosperoso ed invitante…

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    1. tokyomelange ha detto:

      Auguroni anche a te di un felicissimo 2017!!!

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  3. Simona ha detto:

    Buon Anno i miei più sinceri auguri 🙂

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  4. marinaraccanelli ha detto:

    molto interessante questo articolo! anche se in ritardo, auguri!

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    1. tokyomelange ha detto:

      Grazie Marina e auguri anche a te per un anno, splendido!

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